IL DIPINTO DELLA COLLEGIATA

IL DIPINTO DELLA COLLEGIATA DI BORMIO 

Roberto Togni sosteneva che la potenzialità sociale, umana e civile del patrimonio storico artistico del contado di Bormio potrebbe costituire, per la nostra gente, uno stimolo nuovo alla riflessione critica sulle proprie vicende di ieri di oggi e di domani, attraverso l’esempio delle concrete organizzazioni civili e comunitarie delle generazioni precedenti.

Il dipinto presente della Collegiata di Bormio mostra come la comunità del contado, venne colpita da un nemico invisibile e oscuro la peste, che potremmo paragonare al coronavirus e che, guarda caso, ha ancora origine dal “pipistrello”.

Al nemico invisibile della peste e del Coronavirus che ha portato e porta paura diffidenza e divisione rispondono San Sebastiano, San Rocco e San Fabiano.

Il dipinto risale ai primi del 1600 e si trova nel presbiterio della Collegiata di Bormio sulla parete sinistra dietro l’altare. Il dipinto è attribuito a Carlo Marni anche se non vi è l’assoluta certezza.

Il dipinto raffigura San Sebastiano, San Rocco e San Fabiano che intercedono, per conto della comunità del Contado di Bormio, presso Maria vergine assunta in cielo chiedendole protezione dalla peste.

San Sebastiano considerato il protettore dalla peste si trova sulla destra del dipinto. Fu un soldato romano che predicava il vangelo. Quando però l’imperatore Diocleziano scoprì la sua conversione ne ordinò la sua condanna a morte. Denudato e legato a un palo venne colpito da tantissime frecce ma non morì’. La ferite delle frecce ricordano le piaghe della peste. La figura di San Sebastiano fu molto venerata nel contado di Bormio e in suo nome venne costruita la chiesa San Sebastiano.

San Sebastiano è spesso affiancato a San Rocco il quale si ammalò di peste e guarì. Si riconosce perché è sempre accompagnato da un cagnolino. Si racconta che quando venne colpito dalla peste, San Rocco, per non contagiare altre persone, si isolò in un bosco.  Il cagnolino, che apparteneva ad un conte, portava degli avanzi del suo padrone a San Rocco e nello stesso tempo gli faceva compagnia leccandogli le ferite della peste.

In mezzo ai due santi si trova San Fabiano martire. Divenne papa perché nella fase del conclave per la scelta del papa tra i candidati si posò una colomba sulla sua testa. Venne ucciso dall’imperatore Decio nel 250 d.C.

I 3 santi intercedevano presso Maria su richiesta della comunità del contado di Bormio come evidenziato dalla presenza nel dipinto di uno scorcio di Bormio del 1600.

E’ uno scorcio del paese prima delle distruzioni che subì successivamente. E’ interessante osservare sotto la Collegiata, che ha una copertura più pendente, la casa canonica ribassata, con particolari ornamenti artistici e l’oratorio di San Michele.  Spicca, oltre alla la Torre Civica e ad altri monumenti tuttora esistenti, la torre Verona che cadde nell’incendio del 1855. In quei tempi riferisce il Ballerini (b) nella Storia di Como, che in Bormio vi si trovassero trentadue torri;

Al nemico invisibile della peste e del Coronavirus, che ha portato e porta paura diffidenza e divisione, San Sebastiano, San Rocco e San Fabiano  rispondono con:

la fede che dà una forza interiore aggiuntiva;

la speranza che mostra il futuro con un’altra prospettiva;

la carità che, come ben rappresentato dal cagnolino di san Rocco, trova nell’amore gratuito verso gli altri la vera felicità.

b Francesco Ballerini,Compendio delle croniche della città di Como, Como, 1619.